La Juventus è ancora Campione d’Italia, per la settima volta consecutiva. Un ciclo pazzesco, che nessuno poteva neanche immaginare nell’estate del 2011. Oggi è bastato uno 0-0 sul prato dell’Olimpico di Roma per chiudere il discorso, trasformando l’ultima partita contro il Verona in una sfilata. La squadra di Massimiliano Allegri forse non avrà fatto innamorare nessuno – a parte qualche juventino integralista – con il suo gioco speculativo, ma questo conta meno di zero nel calcio. Alla fine il campionato lo vince (quasi) sempre la squadra più forte; quella con la rosa più ampia, i giocatori dotati di maggiore talento e con il maggior bagaglio di esperienza.

La Juventus ha tutto questo. Ha una squadra ricca di doti tecniche, tattiche e fisiche, ma soprattutto può contare su giocatori dal pedigree calcistico di livello nettamente superiore rispetto a quello della concorrenza. Il Napoli ci ha provato applicando alla lettera il decalogo di Sarri, che ha puntato su pochi uomini fidati e su un gioco rodatissimo. Alla fine, polemiche a parte, la sua squadra ha giocato un gran campionato (strepitoso fino a dicembre) ma si è sciolta come neve al sole nel momento decisivo della stagione.

Il poco turnover e la grandissima pressione, oltre alla mancanza di esperienza, hanno gambizzato le ambizioni dei partenopei. Quando la squadra avrebbe dovuto dare il meglio – soprattutto dopo la vittoria nello scontro diretto giocato a Torino – il traguardo è iniziato ad apparire sempre più lontano e sfuocato. Quasi inavvicinabile; un classico per le squadre non abituate a vincere. Un po’ quello che accade puntualmente alla Juventus nelle finali di Champions. Quando scendi in campo con la consapevolezza di avere un’occasione per rompere una maledizione, per riuscire dove molti altri hanno fallito, servono spalle belle larghe ed anche una buona dose di fortuna.

Questo Napoli, confermato in blocco dopo lo splendido girone di ritorno dello scorso campionato, ha senza dubbio dato il massimo, ma le è mancato quel guizzo decisivo e quella forza mentale che bisogna tirare fuori dal cassetto quando le gambe non girano più al 100%.

La Juventus nei momenti delicati della stagione ha aperto più volte quel cassetto ed ha continuato a spingere e fare punti nonostante la stanchezza fisica e mentale. L’ha fatto anche dopo la delusione dell’eliminazione in Champions – competizione che il Napoli ha preferito abbandonare – e l’ha fatto senza rinunciare alla quarta Coppa Italia consecutiva.

Probabilmente l’anno prossimo, a meno di clamorose rivoluzioni, il copione iniziale sarà ancora una volta lo stesso: Juventus favorita e tutte le altre dietro ad inseguire un sogno che sembra impossibile. L’ultima squadra che è riuscita a realizzare un sogno apparentemente impossibile è stata, ironia della sorte, proprio la Juventus nel primo anno con Antonio Conte in panchina. Quando il salentino l’ha presa per mano era una squadra smarrita, reduce da due settimi posti, che iniziava la stagione per cercare di centrare una qualificazione in Champions.

Quella Juventus è paragonabile a questo Napoli; poteva contare su qualche grossa individualità e su un’organizzazione tattica perfetta. Con quella vittoria, ottenuta nonostante un Milan decisamente meglio attrezzato, è iniziato tutto. Perché nel calcio c’è una regola che vale sempre: vincere aiuta a vincere.

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ultimo aggiornamento: 13-05-2018


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